L’altra mattina mi sono svegliata e riflettendo

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L’altra mattina mi sono svegliata e riflettendo tra me e me pensavo: “che bello, oggi non è stata uccisa nessuna donna… l’abbiamo scampata.” Da gennaio del 2016 infatti sono morte ben 58 donne vittime di femminicidio. Purtroppo il mio pensiero positivo è stato smentito in pochi giorni perché oggi le vittime sono già 62. Una carneficina, un fenomeno trasversale, che attraversa tutte le classi sociali e le tipologie maschili più diverse.

Io ne ho scritto un libro, si intitola “Le amiche che non ho più”, ma quando iniziare a buttarlo giù due anni fa, mi sembrava di scrivere di un tema ormai quasi superato, di cui si era parlato già molto, un argomento sviscerato, analizzato. Aime’, mi sbagliavo. Mai tema era così terribilmente attuale. Sabato a Milano ho partecipato a una manifestazione per dire no alla violenza sulle donne, organizzata da Jo Squillo, una donna che conosco personalmente e stimo, da sempre impegnata nella lotta al femminicidio e alle disuguaglianze. In Via di Amicis al civico 2 c’è un muro, un muro interamente ricoperto di bambole, li’ si sono riunite centinaia di donne per raccontare le loro esperienze, per testimoniare l’orrore della violenza, lo schifo, ma anche la voglia di combattere. C’era Valentina Pitzalis, che quattro anni fa ha bruciato nel fuoco per oltre venti minuti con il suo ex fidanzato che voleva ucciderla. Lui è morto, lei riporta ancora ustioni gravissime, ha un braccio mozzato, il naso quasi non c’è più. Ma Valentina non ha perso la gioia di vivere e l’energia positiva. Mi ha raccontato che la sua vita ruota tutta attorno alle operazioni chirurgiche che deve subire, il suo calendario e’ scadenzato da questo. Nei giorni liberi gira le scuole d’Italia per raccontare la sua terribile esperienza e sensibilizzare i giovani. Valentina e’fortissima, ha visto l’inferno e nonostante questo ha la forza di reagire e lottare.
Poi c’era Laura Roveri, colpita da 16 coltellate che il suo ex fidanzato le ha inferto. Si è salvata per l’accortezza e la velocità di un bodyguard della discoteca in cui si trovavano. Oggi il suo ex e’ai domiciliari, perché secondo le perizie, le coltellate “non erano mortali”. Laura però in ospedale ha rischiato due volte di morire. Io l’ho vista quando era calva e con i tagli. Le flebo addosso e lo sguardo della paura.
Oggi però anche lei vuole lottare, ha deciso che la paura non le appartiene più, per non fare un regalo al suo carnefice. Ha deciso che la fa stare bene andare a testimoniare la sua storia, perché la giustizia sia più equa e le pene più certe e severe.
Io sto dalla loro parte, e dalla parte di tutte quelle donne che erano lì con noi, o che sarebbero volute esserci, se qualcuno non le avesse uccise.
Passate per via De Amicis a Milano a vedere quel muro, con le tante bambole delle donne vittime di violenza. Un muro che se volete fa paura, respinge, inquieta.
Ma noi non vogliamo abbassare lo sguardo, il muro, quello dell’indifferenza non ci appartiene.

Una risposta a “L’altra mattina mi sono svegliata e riflettendo

  1. Buongiorno
    Cara Francesca, mi spiace immensamente ascoltare e vedere certe cose. Il femminicidio è un abitudine (ormai è diventata tale) che dovrebbe essere sconfitta in qualsiasi modo. Le foto scattate in via De Amicis, fanno veramente paura e inquietano per un semplice motivo. La bandiera arcobaleno. Tale oggetto, rappresenta una precisa parte politica. La stessa che non fa nulla, contro i femminicidi e dirò di più. Tutela esclusivamente chi commette una violenza contro la propria compagna. Purtroppo, non sono più un ragazzino e sò benissimo che prima di tutto e di tutti, viene la politica. Tutto deve essere fatto, sotto un preciso simbolo di appartenenza. Ma sventolare la bandiera di chi non fa nulla contro tutto questo, credo che sia controproducente. Il problema dei femminicidi, non deve avere una risonanza politica. Va combattuto e basta. La politica, non c’entra nulla. La bandiera arcobaleno, rappresenta il totale fallimento del paese. Buonisti con i soldi, che giocano a fare i proletari. Chi fa del male al prossimo, deve fare la stessa fine. Chi volontariamente da fuoco a una donna o la uccide, deve morire. Non servono ne i si, ne i ma. Se questo Governo di finti compagni, non è in grado di assumersi le responsabilità per quanto accade contro le donne, non può e non deve essere pubblicizzato da una bandiera. Mi spiace cara Francesca, se le donne colpite da personaggi infami, credono di poter risolvere il problema, sventolando la bandiera arcobaleno, non mi rimane una cosa sola da dire. Non hanno capito nulla. Pugno di ferro e tolleranza zero. Questo è quello che serve. Ma cosa parlo a fare. E’ solo tempo sprecato. Buona giornata.
    Cordialmente.

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