Il 2015 sarà l’anno della svolta per Forti?

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Chico Forti è un cittadino italiano. Da quindici anni sta scontando la pena dell’ergastolo in un carcere di massima sicurezza a Miami, anche se lui da sempre si dichiara innocente. Negli Stati Uniti ergastolo vuol dire “fine pena mai”. Non c’è sconto, né pena alternativa o rieducativa.

La sua storia ha dell’incredibile e dell’avvincente allo stesso tempo, almeno fino all’inizio del dramma. Nato a Trento, campione di windsurf e sportivo di successo, nel 1990 Chico partecipa al programma televisivo Telemike, vincendo 86 milioni di lire in gettoni d’oro.
Investe i suoi soldi a Miami, dove inizia una nuova vita. Diventa produttore televisivo e si occupa di attività immobiliari. Sposa Heaterh, un’ex modella che lo rende padre di tre bambini bellissimi. La sua è un’esistenza di successo.
Ma il sogno americano si trasforma presto in un incubo.
Il 15 febbraio del 1998 viene trovato un uomo ucciso sulla spiaggia di Sewer Beach: si tratta del figlio di un socio di Chico, Dale Pike.
Chico, che era andato a prenderlo poche ora prima all’aeroporto, viene subito sospettato. Ma Forti ha sempre sostenuto di aver lasciato Dale Pike in un ristorante vicino a quella spiaggia, dove il ragazzo è salito su di una Lexus bianca, guidata da un uomo.
Tre giorni dopo il delitto Chico viene interrogato senza avvocato: secondo il suo racconto, la polizia gli fa pressioni perché confessi. Addirittura gli dice che anche il padre di Dale, Anthony Pike, è stato ucciso. Chico si sente in pericolo, teme che il prossimo sarà lui. Dopo otto ore di interrogatorio, impaurito, Forti mente e dice di non aver mai incontrato Dale il giorno prima all’aeroporto.
Questa sarà la chiave della sua condanna, anche se il giorno dopo ritratterà la sua bugia. Nessuno però cerca questo sconosciuto a cui Chico dice di avere affidato Pike  o l’auto, la famosa Lexus. Chico propone anche di disegnare un identikit di quell’uomo, ma l’accusa non lo ascolta.
Dopo un processo di soli 24 giorni Enrico Forti viene condannato all’ergastolo senza condizionale.
Secondo l’accusa avrebbe ucciso Dale perché si opponeva a un affare tra lui e suo padre Anthony, ma la difesa di Chico ha dimostrato che era stato proprio il padre di Dale a voler truffare il giovane italiano. L’uomo infatti stava vendendo a Chico un hotel di Ibiza di cui non aveva più la proprietà. Avrebbe quindi frodato Forti.
Oltre alla bugia di Chico, l’accusa si basa su alcuni granelli di sabbia trovati nel gancio di traino della sua auto: provengono dalla spiaggia del delitto -hanno dichiarato gli inquirenti- ma sono stati rinvenuti solo 45 giorni dopo. Come mai? Chico inoltre era uno sportivo e praticava quotidianamente surf nelle spiagge, quindi la sabbia di quelle zone non era certo indicativa del delitto.
La scena del crimine inoltre è stata contaminata: il corpo di Dale sarebbe stato trascinato dopo l’omicidio, come dimostra la scia di sangue fotografata dagli inquirenti, e allora perché il corpo è pulito e la camicia intrisa di sangue?
E dove sono finiti gli abiti di Dale, e la sua valigia? Perché invece i suoi oggetti di riconoscimento come la carta d’imbarco, alcune monete spagnole ed un monile dell’  hotel di suo padre sembrano essere stati sistemati ad arte attorno al suo corpo?
Chico chiederà la revisione del processo e il suo avvocato, Joseph Tacopina, ha raccolto dei nuovi e fondamentali elementi di prova. Tacopina, con una serie di consulenti e investigatori privati, ha rifatto completamente le indagini, a 15 anni di distanza. È stato in Spagna da Anthony Pike, in Germania, a Trento, a Miami, per creare un nuovo quadro processuale. E Chico, dopo tante batoste processuali, si dimostra di nuovo fiducioso. Sono riuscita a parlare con lui al telefono i primi giorni di questo 2015, quando mi trovavo a Miami. Chico mi ha chiamato dal carcere: una telefonata densa di emozioni e di speranza. Mi ha detto: “quest’anno non ho voluto fare gli auguri di buon anno a nessuno, perché voglio farli personalmente.” Chico ha una forza straordinaria, non si è mai perso d’animo perché consapevole della sua innocenza. Non vuole la grazia, vuole un nuovo processo, equo, che lo renda libero. In carcere la vita è difficile, mi racconta, avere a che fare quotidianamente con pluri assassini richiede molta pazienza, forza e capacità di mediazione. Chico ora insegna agli altri detenuti e lavora molte ore, in attesa di una svolta per il suo caso drammatico. La cosa incredibile è che quando si parla con lui, è Chico a trasmettere coraggio e energia. È uno che non molla mai.
Rientrata in Italia, sono stata a Bologna a intervistate il suo avvocato, Joseph Tacopina, che è convinto che Chico abbia subito un’ingiustizia enorme e che con grande perseveranza ha raccolto delle nuove prove che potrebbero davvero riaprire il caso, e trovare il vero omicida di Pike. Riportando a casa Chico Forti, da tutti quelli che lo sostengono, lo amano e lo aspettano.
Chico ha anche scritto al Papa. I prossimi giorni vi farò leggere quella lettera.
Io tifo Chico forti. Schierarsi è difficile ma non ho paura di farlo.
Un grazie va anche a Roberto Fodde, grande amico di Chico, per la sua collaborazione e per la sua amicizia.

3 risposte a “Il 2015 sarà l’anno della svolta per Forti?

  1. Se ci sono queste prove che le tirino fuori. Appellarsi a governi e associazioni non é necessario quando si hanno prove a discolpa. Tacopina é convinto ? Allora vada avanti e non tiri a mezzo Papi, giornalisti, politici e diplomatici, altrimenti evidenzia che prove non ne ha.

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